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Ferrara su La Nazione: «L'uomo con megafono per lenire la solitudine»

3 min di lettura

Il pensiero del noto giornalista sul quotidiano fiorentino: «L'essenza di tutto sta in due sole parole: paura e coraggio»

L'uomo con megafono (Daniele Silvestri cit.) è sicuramente l'immagine della settimana. Edin Dzeko che parla alla folla promettendo impegno e al tempo stesso chiedendo sostegno somiglia molto a una foto di una manifestazione di studenti in sciopero. Ma, ovviamente, racconta alla perfezione un'altra storia: quella di una squadra che soffre e di un incrocio di solitudini, dal quale tutti ci auguriamo possa nascere una reazione positiva. Questo l'incipit della riflessione di Benedetto Ferrara sulle colonne de La Nazione.

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SERRARE I RANGHI. Niente di strano. Noi alle stranezze, nel bene e nel male, siamo talmente abituati, che niente ci sorprende. Anzi, da quella immagine la Fiorentina proverà a ripartite, da una specie di patto amplificato utile a fare quello che è giusto fare in questo momento. Anche perché tutto il resto è stato già provato senza alcun risultato, e perché la logica impone solo una strada, quella di serrare i ranghi, unirsi per affrontare ogni sfida come se fosse quella definitiva. Che tu sia ottimista o pessimista poco cambia. Ora c'è da combattere sul campo e sostenere dalle gradinate, dalla curva, da ogni settore dello stadio, sia casa altrui, il Franchi o ciò che resta di lui. Ora che Pioli è altrove, ora che Pradè non abita più al Viola Park, non ha senso perdere tempo nel disquisire sugli errori del passato, su una squadra costata tanto e che in cambio ha dato niente, di competenze e sviste clamorose o liste dei sogni per il mercato di gennaio.

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TREMILA CUORI VIOLA. Da qui all'inizio del 2026 mancano poche settimane. Eppure è l'adesso che conta. Al resto ci penserà il buon Goretti, di cui vogliamo fidarci. Per questo la trasferta a Reggio Emilia tiene tutti i cuori affogati in una strana ansia inimmaginabile solo qualche mese fa. Il Sassuolo ha dalla sua l'assenza di pressioni e un'organizzazione di gioco definita. La Fiorentina, invece, avrà più di tremila sostenitori al seguito e uno stadio nemico si fa per dire, tanto che c'è da pensare che saranno i cori del popolo viola quelli che faranno alzare il volume della colonna sonora della sfida. Anche l'assenza di Berardi (ex obiettivo dai tempi delle guerre puniche) gioca dalla parte di Vanoli. Ma mai fare calcoli del genere, anche perché sappiamo bene che la Fiorentina ha il futuro nelle sue mani e solo in quelle.

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PAURA E CORAGGIO. E' la famosa scintilla che dovrà scoccare nel cuore, nella testa e nelle gambe dei giocatori in viola (o in rosso, in arancione, in bianco o in azzurro fate voi, visto che la Fiorentina ha più maglie che punti in classifica). In sintesi: si può parlare di tattica, di posizioni in campo, si può parlare di molte faccende. Ma l'essenza del tutto sta in due sole parole. Paura e coraggio. E' indiscutibile il fatto che la Fiorentina sia prigioniera delle proprie angosce. E l'unica arma per fuggire da questo buio si chiama coraggio. E allora forza Fiorentina. Chi ti ama è dalla tua parte. A volte serve lanciare il cuore oltre l'ostacolo per non tradire un sentimento.


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