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Gazzetta - L'ora della verità: squadra e tifosi si compattano, con il Verona sembra una finale

I giocatori sembrano rinfrancati dal confronto della scorsa domenica e dalla vittoria europea. Adesso serve dare seguito sul campo

II sole scalda Firenze e allontana i brutti pensieri. Il centro accoglie la solita parata di turisti e, tra code per entrare nei negozi e file davanti alle chiese, sembra un normale weekend pre-natalizio. Ma non è così. Almeno non per chi ama la Fiorentina. Parlare di finale, a metà dicembre, sembra fuori luogo. Anche perché negli ultimi anni la Viola per tre volte, tra Coppa Italia e Conference League, si è davvero giocata un trofeo. La definizione però l'ha sdoganata proprio Paolo Vanoli, per la sfida di oggi con il Verona. La speranza della città è che, nel tardo pomeriggio, la parola "finale" lasci in dote l'aspetto più confortante del suo significato: che a concludersi, insomma, sia il brutto periodo e che possa davvero iniziare la stagione, scrive La Gazzetta dello Sport.

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ATTESA. I tifosi si sono avvicinati alla partita con uno stato d'animo controverso. La proverbiale esuberanza dialettica fiorentina è stata un po' arginata dalla necessità di non mettere ulteriore pressione sui giocatori. Davanti al Bar Marisa, storico covo viola davanti allo stadio, si mastica l'attesa senza discutere più sulle potenzialità inespresse, ma riflettendo sulla più rapida via d'uscita. Che poi è solo una: vincere, dare continuità nelle prossime partite e ragionare sul presente e non sul futuro. Sara Funaro, sindaca di Firenze, preferisce non esprimersi: altro segnale della delicatezza del momento. Ma oggi, come sempre, sarà allo stadio e non certo per dovere istituzionale. E probabilmente rifletterà ancora una volta sulle difficoltà che la vicenda dello stadio ha creato alla società.

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CONFRONTO. Rocco Commisso, dall'altra parte dell'Oceano, attende buone nuove. Il presidente è dispiaciuto di dover stare lontano, ma non si possono dribblare i medici che ancora gli vietano il lungo viaggio. Ogni giorno Rocco si collega con il Viola Park, tempio della fiorentinità. Un posto così bello che ti chiedi come sia possibile che da lì non esca una squadra all'altezza della situazione. Lì a Bagno Ripoli, qualcosa di importante e forse decisivo è successo domenica scorsa, il giorno dopo il punto di non ritorno, il giorno dopo la disfatta contro il Sassuolo. I dirigenti hanno imposto alla squadra un confronto serrato e spietato: è finito il tempo delle mezze parole, delle battutine alle spalle, delle scenette di gelosia, dei saluti negati, dei rigori contesi. Adesso arriva il tempo della verità, dello sfogo, del tutti contro tutti per diventare finalmente uno per tutti e tutti per uno. Così il serbatoio delle invidie e della zizzania è stato svuotato e i giocatori si sono liberati di quella zavorra che li rallentava.

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RISULTATI. Contro la Dinamo Kiev si sono visti i primi risultati. Non sappiamo se basterà oggi, ma di sicuro quello è stato un giorno-chiave. I momenti negativi sono generatori automatici di gruppetti: non esiste uno spogliatoio con gli anticorpi così forti da evitare, nelle crisi, di essere diviso in fazioni. Qui lo sanno bene, tra Guelfi e Ghibellini. Ma quando poi ci si ricompatta il peggio è davvero alle spalle. In società sono convinti che sia così, i tifosi lo sperano, il campo darà la risposta.

FISICITA'. Un campo in cui la Fiorentina dovrà mettere una fisicità ben diversa da quella mostrata finora. Il grande cruccio del club, e probabilmente il capo d'accusa principale nei confronti di Stefano Pioli, è la condizione atletica deficitaria che ha costretto Vanoli a fare il doppio allenamento una o due volte alla settimana. A costo anche di rischiare qualcosa nel breve termine. Da Commisso a Vanoli passando per il direttore generale Alessandro Ferrari (che si è trovato a raccogliere l'eredità di Joe Barone e ci sta mettendo tutta la passione e l'impegno possibile) e il direttore sportivo Roberto Goretti, tutti sono consapevoli che la situazione non si possa risolvere in poche settimane e che serviranno costanza, lavoro, pazienza, nervi saldi e testa lucida. Il prossimo anno si celebrerà il centenario del club e nessuno vuole pensare a una festa con la squadra in B. Non conta quando la Fiorentina si salverà: conta solo che si salvi.


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