I qui pro quo di una rivoluzione, e i poteri (eccessivi, convinti?) dati a Palladino
Difficile ricordare allenatori così ‘centrali’ come lo è Palladino nelle decisioni di mercato e/o di gestione dello spogliatoio
Quando in una sessione di mercato si stravolge praticamente per intero una rosa, allenatore compreso, il rischio che più di qualcosa non vada nel verso giusto c’è. L’equilibrio e la sintonia tra la dirigenza che acquista/vende/tiene calciatori e l’allenatore che chiede/suggerisce/sceglie è alla base della buona riuscita di un progetto.
In linea di massima, dal punto di vista dirigenziale è sempre cosa buona e giusta assecondare il più possibile (nei limiti del fattibile) le richieste di un tecnico. Questo processo avrà tanti pro, ma anche diversi contro. Se l’allenatore non si rivelerà ‘adeguato’, infatti, il rischio di aver preso decisioni sbagliate può provocare ‘gravi danni’, sportivi ed economici.
Il discorso fatto sin qui, ovviamente, vale in assoluto. Poi ci sono casi e casi. Che Raffaele Palladino abbia avuto un ruolo molto importante nell’estate della Fiorentina è abbastanza evidente. Difficile ricordare allenatori così ‘centrali’ nelle decisioni di mercato e/o gestionali.
Basti pensare all’arrivo di Colpani e Kean, ma anche all’epurazione dei ‘senatori’ Quarta e Biraghi, rispettivamente vice e capitano dello spogliatoio della Fiorentina. Poi c’è Pongracic, visto in campo a inizio stagione in un modulo che il difensore stesso disse di non aver mai fatto prima e dopo un inizio disastroso sparito dai radar per varie ‘misteriose’ problematiche fisiche.
Quindi il mancato utilizzo di Moreno, Kayode, l’eccessivo utilizzo di Colpani, la gestione di Gudmundsson e via discorrendo. La lista delle singole situazioni sarebbe lunga oltre che superflua. Questo ormai è il passato. Semmai andrebbero ricordate le frecciate, i botta e risposta o semplicemente i qui pro quo (chiamateli come volete) che ci sono stati sin da fine mercato tra Daniele Pradé e Raffaele Palladino.
Ma questo meriterebbe un capitolo a parte. E trattasi, comunque, sempre del passato. Il problema della Fiorentina, piuttosto, è nel presente. Come si sia passati da una Fiorentina che metteva in fila vittorie su vittorie ad una che dà la sensazione di essere in balia di ogni avversario di turno, anche gli ultimi in classifica, è un mistero.
La soluzione non si è vista, anzi, partita dopo partita le cose sono andate pure peggio. Il tutto sperando che dalla gara di domenica all’Olimpico la Fiorentina si ritrovi. Ma l’unico che può raddrizzare la rotta è Palladino.
Quindi il mercato, con le voci che riguardano la possibilità di una partenza di Pongracic per l’arrivo di Pablo Marì (col croato che dovrebbe essere riproposto proprio domenica) altro fedelissimo dell’allenatore, la possibilità che in un futuro molto ravvicinato Palladino possa tornare alla difesa a tre etc etc.
Anche su questo si torna a quanto sopra: lo spogliatoio è con l’allenatore? E’ convinto delle sue idee tattiche e delle sue scelte? La dirigenza è pronta ad assecondare ancora i desiderata dell’allenatore? E’ giusto, anche in questo mercato, rimettersi alle richieste del tecnico?
Lo si fa con convinzione? Le sensazioni non sono positive, c’è poco da fare. La speranza, come detto, è che Palladino ritrovi la sua Fiorentina e che la Fiorentina ritrovi se stessa. Altrimenti, tutto quanto di buono si era visto nel periodo delle 8 vittorie di fila rischia di essere ulteriormente vanificato.
E ripiombare in una dimensione da lotta per la Conference League, se non peggio, è l’ultimo dei sogni di un tifoso viola, ma anche di chi si era dichiarato molto ambizioso.
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