Quasi mai belli e convincenti, spesso ad un passo dal baratro. Ma sempre vivi e con l'obiettivo ancora raggiungibile
Non bella, non convincente e ad un passo dal baratro, ma ancora viva e con l'obiettivo ancora raggiungibile. Tutto o niente, il finale di stagione sarà così
Non bella, non convincente e ad un passo dal baratro, ma ancora viva e con l'obiettivo ancora raggiungibile. Il riassunto della Fiorentina vista al Villamarin contro il Betis è più o meno lo stesso di quasi tutta questa stagione.
Sia in Conference che in Serie A, infatti, la squadra di Palladino ha spesso messo un piede (e forse più) al di là del precipizio. Come ad Atene col Panathinaikos, come quando si è trovata in pochi minuti sotto 1-2 contro il Celje o come quando veniva dominata dal Puskas Akademy, come quando ha iniziato a scivolare giù in classifica in maniera verticale in campionato, più volte.
Ma poi: la scintilla. E tutto è ancora lì, raggiungibile. Difficile ma non impossibile. Anche dalla sfida coi biancoverdi la Fiorentina esce col fil rouge che continua a contraddistinguere questo finale di stagione: tutto o niente.
E la sentenza è ancora rimandata. Sul 2-0 per il Betis, infatti, il rischio imbarcata era lì, palpabile, vicinissimo, come quando Fornals si è trovato da solo davanti a De Gea. E invece, dopo la scintilla del gol di Ranieri, quasi quasi la Fiorentina non la riprendeva sul 2-2.
Risultato che ai punti sarebbe stato obiettivamente non del tutto giusto. Il Betis ha meritato il successo, ma i punti contano in altri sport, non nel calcio. Qui contano i gol. In questo caso contano i 180’, con la squadra viola che è ancora viva.
Come lo è in classifica in Serie A, dove rischia di restare fuori da ogni competizione europea della prossima stagione, ma dove a 4 giornate dal termine può ancora inseguire traguardi che sembravano ormai insperati. Per qualità individuali e organizzazione di gioco il Betis ha confermato di essere l’avversario più forte incrociato fin qui dalla Fiorentina in tre anni di Conference League.
Fin qui, va da sé, perché l’eventuale prossimo avversario sarebbe il Chelsea, che è di un altro livello. La tecnica e la visione di gioco di Isco, il dinamismo di Antony, la forza fisica di Bakambu e le doti di Lo Celso la Fiorentina non le ha.
Ma loro non hanno De Gea, Gosens, Kean, Gudmundsson e Dodo. Giovedì si spera nel ritorno del brasiliano, che rispetto a Parisi garantisce una spinta di tutt’altro livello, così come nella ritrovata brillantezza ed esplosività di Moise Kean.
Ecco, le due chiavi staranno qui, oltre alla speranza di vedere un Fagioli migliore e un Adli più in giornata. Perché il Betis non ha solo cose positive o inarrivabili. Dietro, infatti, hanno evidenziato una valanga di limiti e difficoltà.
La voglia e la capacità di rimanere aggrappati al raggiungimento dell’obiettivo di questa Fiorentina è un qualcosa di encomiabile. E adesso, in ottica ritorno, tutto è ancora possibile. Come lo è in classifica in Serie A. Tutto o niente, il finale di stagione della Fiorentina sarà all’insegna di ciò.
Domenica all’Olimpico e giovedì prossimo col Betis altri precipizi da evitare e baratri in cui non cadere, rimanendo aggrappati a traguardi che sono ancora lì, possibili.
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