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La lettera dell'ex magistrato Crini a Commisso: «Ci risparmi l'umiliazione della Serie B»

Il testo diretto al presidente è stato affidato al Corriere Fiorentino: «In ogni modo, siamo e restiamo Firenze»

L'edizione odierna del Corriere Fiorentino ha pubblicato una lettera rivolta al presidente Rocco Commisso, scritta da Alessandro Crini, ex magistrato e storico tifoso viola. Di seguito il testo integrale:

«Caro signor Presidente, mi permetto di disturbarla con queste poche righe, solo perché, le dirò, veramente mi crescono dal cuore. Le anticipo che non sono un grande esperto di pallone, anche se un po’ l’ho giocato; il fatto è che nella vita ho fatto altre cose. Però, istruito a dovere dal mio babbo, fincda piccolo, perché in questacmateria bisogna esser sempre attenti ai figli, ché non dirazzino, anch’io del resto ho fatto lo stesso coi miei, seguo con affetto e partecipazione la Fiorentina, da più di 60 anni. Abbonato per decenni, prima di Ferrovia e poi di Maratona. Può ben immaginarsi, quindi, quante ne abbia viste. Non il primo scudetto, ero troppo piccino; quello me lo sono fatto raccontare. Ma al secondo, 13 anni dopo, ero lì, a godermelo in prima fila. Dopo altri 13 anni, come saprà, ci saremmo meritati il terzo, che invece ci fu, diciamolo pure, rubacchiato. Sicché, molto imprudentemente, immaginai che la cadenza dei 13 anni, per festeggiare un successo, avrebbe potuto essere, in futuro, un po’ la nostra dimensione. Che ci avrebbe accompagnato nel tempo. Non è andata così, purtroppo

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Qualcosa di buono l’abbiamo pur fatta, in verità. Qualche bella soddisfazione ce la siamo tolta; ma abbiamo anche patito retrocessioni, fallimenti, penalizzazioni feroci. Insomma di tutto e di più. Poi è arrivato lei. E tutti abbiamo pensato, ancora una volta, ad un nuovo inizio. Indefessi e ottimisti. D’altra parte si sa, nella vita si può cambiar tutto: lavoro, affetti, Paese, qualcuno addirittura la religione, ma non la squadra del cuore; quella è immodificabile. E con lei sono arrivati un grande centro sportivo, molti soldi comunque spesi, qualche polemica, se posso, forse di troppo, fino al dramma tragico della morte prematura del suo più stretto collaboratore. Insomma, sette anni abbastanza laboriosi e complicati, per i quali tuttavia, per quel che vale, personalmente mi sento di ringraziarla. E così, ahimè, siamo ad oggi. Ora Signor Presidente, sappiamo bene tutti che i drammi veri sono ben altri. Di ogni sorta. La realtà si incarica di metterceli sotto al naso quotidianamente; anzi, in verità, anche molte più volte nella medesima giornata. 

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Però, mi creda, il dramma, esclusivamente sportivo beninteso, di una Fiorentina così sconsolatamente e quasi irreparabilmente ultima, ha un suo peso, per Firenze e per chi ci tiene. Perché? Ma perché, prima di tutto, non era mai successo prima. Nonostante gli alti e i bassi, le Fiorentine povere e modeste, e quelle retrocesse e fallite, una disfatta sportiva di queste proporzioni non la si ricorda, a memoria d’uomo. Ultimi. O meglio: di gran lunga ultimi, dopo gli ultimi. Vengo al nocciolo, quindi. E la prego, Signor Presidente, faccia, o comunque faccia fare, qualcosa. Non ci infligga una pena, tutta sportiva, varrà la pena di ripeterlo, che saremmo costretti a portarci dietro per anni. Trovi lei una soluzione. Non so, accetti magari qualche suggerimento. Sono certo che ci sono molte persone ben preparate su questi temi, che anche intuitivamente non paiono affatto banali, pronte a darle volentieri una mano per uscire da questa situazione così spiacevole. In fondo, stavolta, non si tratta di vincer nulla, se non qualche partita. Basta avvicinarsi ai famosi 40 punti. Non dovrebbe essere impossibile per una squadra che, non troppo diversa, anzi, per molti, sulla carta, addirittura migliore, ne ha fatti ben 65 appena un anno fa. 

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Veda Presidente, si chiacchiera spesso di Firenze, della sua reale dimensione, della sua decadenza, di quel che non funziona, e cose del genere. È un discorso lungo e complesso; lo lascerei stare, in questo momento. Direi che basta il fatto che, in ogni modo, siamo e restiamo Firenze. Col Gonfalone, le chiarine e le scale elicoidali. E che non vorremmo proprio andare in serie B. Il punto è solo questo. Sono certo di incontrare la sua appassionata e sensibile condivisione e le invio i miei migliori saluti e auguri.»


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