Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza. In attesa di chiarezza e fatti
Inizia a diffondersi un pò di scetticismo attorno alla Fiorentina, fresca di ritorno in Europa, soprattutto per il caso Torreira.
Aver raggiunto un settimo posto può allietare una piazza come Firenze e il tifo viola? Chiaro che molto, se non tutto, dipenda dalle premesse. Un traguardo che in altri anni sarebbe stato oggetto di contestazioni, non per caso, quest’anno è stato ‘festeggiato’ dalla tifoseria.
Con una postilla: che si trattasse di un punto di partenza. E’ forse anche per questo che, una volta ottenuto il ritorno in Europa, molti si sarebbero aspettati un rilancio, o quantomeno delle conferme illustri. Il messaggio che sta passando tra il caso Torreira e qualche dubbio sulla convinzione (nel rimanere) di Italiano, invece, è di una necessità di rivedere al ribasso i costi di gestione e le ambizioni.
ATTESA. Del doman, dunque, non c’è certezza. Perdere Torreira per aver chiesto degli sconti, come recita la versione del procuratore dell’uruguaiano, si potrebbe rivelare un autogol sia sportivo (il valore tecnico e carismatico del giocatore è decisamente elevato) che economico (il valore del suo cartellino è già superiore al prezzo di riscatto pattuito con l’Arsenal) per la Fiorentina.
Se, invece, ci fosse sotto qualcosa di non detto come una maxi commissione chiesta dall’agente di Torreira, allora le cose potrebbero prendere una piega differente. Per questo sarà fondamentale capire la versione della Fiorentina, che dovrebbe essere affidata a Pradè.
Logico che, se la Fiorentina dovesse riuscire a presentarsi a Moena con un calciatore più forte di Torreira, tutto cambierebbe, ma sarebbe delittuoso pensare di ripartire con Amrabat titolarissimo pensando che faccia quanto fatto dall’uruguaiano, per quanto il marocchino abbia mostrato segnali di crescita importanti.
Servirà attendere, insomma. Sarebbe illogico fare dei processi alle intenzioni. COSTI. L’unica cosa veramente certa pare essere che i costi che sta sostenendo la Fiorentina siano superiori a quelli che dovrebbero essere. Commisso lo ha detto sin dal primo giorno che sarebbe stato necessario aumentare i ricavi per aumentare le spese.
Oggi, con un fatturato che è calato, nonostante i 25 milioni di euro all’anno che ha versato sin qui nelle casse della Fiorentina il patron attraverso Mediacom, tale aspetto è divenuto fondamentale. Viene da chiedersi, tuttavia, come mai tali spese siano divenute così elevate nonostante il fatturato sia calato: ok il covid, ok i mancati introiti dal botteghino e dalle coppe europee, ma soprattutto una raffica di acquisti sbagliati, chi più chi meno (dagli 8 milioni lordi spesi per l’ingaggio di Callejon ai 4,5 di cartellino più altrettanti per l’ingaggio di Kokorin).
Il senso è sempre lo stesso: non conta chi va via, ma chi arriva al suo posto (se la Fiorentina non ha potuto aumentare i propri ricavi poiché non è entrata in Europa fin qui, non sarà solamente colpa degli altri, ma sarà stato pur sbagliato qualcosa?).
SOGNI. Sembra, dunque, esserci sempre meno spazio per sognare. Il continuo rimando a bilanci e conti di altri club, con sottolineatura di introiti più alti per chi sta davanti e l’impossibilità di aumentare i propri se non negli anni, sempre che vada sportivamente tutto come o meglio di quest’anno, non può che suscitare tale reazione.
A maggior ragione in una piazza che era reduce, prima di Commisso, da anni di ‘vorrei ma non posso’, con un’attenzione maniacale e spasmodica per i conti piuttosto che sull’aspetto sportivo. D’altronde con lo stadio di proprietà…concetto, quest’ultimo, destinato a rimanere astratto e senza riprove.
Chi vuol essere lieto, sia, dunque. L’unica certezza, ad oggi, è che il Viola Park procede a gonfie vele, per quanto, anche lì, i costi siano ulteriormente lievitati.
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