Da eroe col Brugge a comparsa ad Atene: Italiano e la gestione scellerata di Beltran
Dopo la sconfitta ai supplementari contro l’Olympiacos restano dei dubbi sulla scelta dell’allenatore viola con l’attaccante argentino
Da protagonista a comparsa. Da seconda punta a esterno, rinnegando una teoria ripetuta per tutta la stagione: “Lucas lo vedo solo nella zona centrale, da seconda punta o da centravanti”. Lucas Beltran è stato il grande assente della finale dell’Agia Sophia.
L’uomo che ha riportato la Fiorentina in finale di Conference per il secondo anno consecutivo con il rigore contro il Brugge non ha trovato spazio nell’11 titolare contro l’Olympiacos ed è entrato solo nel secondo tempo supplementare.
Appena un quarto d’ora per il grande investimento fatto in estate dalla società, al quale Vincenzo Italiano ha assegnato un ruolo da comparsa nella partita più importante del triennio. Una gestione dell’argentino che è la fotografia della sua prima annata in Italia agli ordini dell’allenatore di Karlsruhe.
Per sei mesi impiegato da centravanti spalle alla porta, sostituito spesso dopo i primi 45 minuti o al 60’ per far spazio all’usato sicuro chiamato Nzola, in un gioco molto diverso da quello a cui era abituato al River Plate, dove la manovra avveniva palla a terra, con triangolazioni e scambi nello stretto a un ritmo più veloce di quelli trovati in riva all’Arno.
A gennaio l’intuizione di provarlo a supporto della prima punta per liberarlo dai duelli con i difensori, salvo poi ottenere il risultato di allontanarlo dalla porta col passare delle partite, facendolo assomigliare più a un centrocampista che a un attaccante.
Nonostante tutto, El Vikingo ha dato sempre grande disponibilità. Mai una parola fuori posto, tanto spirito di sacrificio al servizio della squadra, impreziosito da visione di gioco e giocate a 2 tocchi che sono risultate importanti nel corso della stagione per vedere la miglior versione della Fiorentina.
L’ex River e Colon è stato il secondo miglior marcatore viola della stagione con 10 gol, con un rapporto di 6 gol su 9 tiri nello specchio in Serie A. Contro l’Olympiacos è stato schierato esterno a sinistra, ruolo ricoperto solo nella fase finale della gara contro il Monza, preferito agli impalpabili Nzola, Ikone e Barak entrati nel corso della ripresa.
Con ormai solo una partita al termine della stagione, la sensazione è che Italiano ci abbia capito poco con il classe 2001 e abbia messo sempre al primo posto la sua filosofia rispetto alle caratteristiche dei giocatori che hanno reso al di sotto delle aspettative in confronto alle esperienze passate.
Qualcosa che invece dovrà provare a fare Palladino o chi arriverà al suo posto, per non disperdere un patrimonio della società, ‘un giocatore forte’ come lo ha definito Pradè dopo Brugge, un elemento con margini di crescita apprezzato sia da Scaloni che da Mascherano.
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