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Ag. Dragusin: «Paratici? Non ho sentito nessuno. Andrebbe in una big. Tottenham non vuole venderlo, ma...»

Le parole di Florin Manea, agente del difensore: «Possiamo prendere in considerazione una partenza se non gioca. In Italia andrebbe in un grande club. L'Inter...»

L’agente di Dragusin, Florin Manea, ha parlato a Digisport del futuro del difensore del Tottenham, appena rientrato da un lungo infortunio al crociato e accostato anche alla Fiorentina: «La sua condizione è molto buona, l’ho visto in un’amichevole, ha giocato 90 minuti. Mi sembra più forte, più veloce, più elastico. Lui mi ha detto che è pronto. È stato convocato per la partita con il Liverpool, quindi sta bene. Ha bisogno di alcune partite. Non deve giocarle tutte, ma deve avere un certo numero di gare». 

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UNA BIG. «Futuro a gennaio? Ci sono speculazioni, le valutiamo. Non abbiamo preso nessuna decisione, ma vedremo. Se il numero di partite non è quello che desideriamo, allora prenderemo in considerazione anche una partenza. Forse per questo ci sono anche le speculazioni. La posizione del club è che non vuole venderlo, ma ci penserò. Parlerò con lui e vedremo quale decisione prendere. Paratici? Non lo so, si è appena trasferito. Forse ci sono speculazioni per questo sulla Fiorentina, perché anche quando passò dalla Juve al Tottenham prese Dragusin. Per il momento non mi ha chiamato nessuno. È una situazione in bilico. Ci sarebbero offerte, l’interesse c’è. Anche dall’Inghilterra, ma da un club più piccolo. Allora l’Italia è la soluzione migliore, andrebbe in un grande club. Non ho parlato con Chivu, l’ho chiamato solo per congratularmi. So che in estate l’Inter cercherà un difensore centrale. Se decidiamo di avere più partite fino all’estate, lo annunceremo e magari mi chiamerà anche Chivu». 

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GIOCARE. «Ha ancora 4 anni e mezzo al Tottenham, ma il problema è che l'infortunio lo ha tenuto lontano per 11 mesi, non può restare altri 7. Dobbiamo trovare una soluzione per farlo giocare più partite fino all'estate. È determinato al 100% a giocare. Ora dobbiamo pensare a gennaio»,

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